I musici erano i rallegratori delle nozze, che in diversi carri se ne andavano per quel luogo piacevole, altri danzando, altri cantando, ed altri toccando i diversi già accennati strumenti.
In effetto scorgeasi assai chiaramente che la letizia e la gioia regnavano insieme in quel prato. Si occupavano molti nell'erigere palchi dai quali nel dì susseguente potessero con agio godersi le rappresentazioni e le danze, che seguir doveano in quel luogo dedicato a solennizzare le belle nozze del ricco Camaccio, e le meste esequie di Basilio.
Non volle don Chisciotte entrare nel paese, benché caldamente ne lo pregassero il contadino ed il baccelliere; ma per iscusarsene al parer suo sufficientemente, mise in campo la costumanza dei cavalieri erranti di dormire per le campagne e per le foreste piuttostoché nei luoghi popolosi, quand'anche fosse loro offerto l'asilo sotto tetti dorati.
CAPITOLO XX
NOZZE DI CAMACCIO IL RICCO, ED AVVENIMENTO DI BASILIO IL POVERO.
Appena la bianca aurora aveva ceduto il luogo al rilucente Febo, affinché coll'ardore de' suoi lucenti e caldi raggi asciugasse le liquide perle dei suoi capelli d'oro, don Chisciotte, scuotendo la pigrezza delle sue membra, rizzossi in piè, e chiamò il suo scudiere Sancio, il quale tuttavia stava ronfando. Vedutolo dormire a quel modo, prima di svegliarlo sclamò:
«Oh tu bene avventurato sopra quanti vivono sulla faccia della terra, perché senza invidiare né essere invidiato, riposando stai con tranquillo sonno, né incantatori ti perseguitano, né ti agitano incantamenti!
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Camaccio Basilio Chisciotte Febo Chisciotte Sancio
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