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Si appartò Poesia, e dal lato d'Interesse uscì Liberalità, che fatte le sue mutanze, così si espresse:
«Chiamasi Liberalità il donare che tiensi usualmente lontano e dalla prodigalità e dall'estremo contrario, ch'è indizio di bassa affezione all'avere.
«Ma d'ora innanzi, per farti grande, voglio essere prodigo anzi che no: è questo un vizio per certo, ma un vizio nobile e proprio di un cuore amoroso che si manifesta coi doni.»
Uscirono coll'ordine descritto e ritiraronsi tutte le figure delle due squadre, e ciascheduna fece sue mutanze, e recitò suoi versi, quali eleganti, quali ridicoli, ma don Chisciotte ritenne soltanto nella sua benché grande memoria i già riferiti. Unironsi di poi tutti facendo intrecci fra loro con gentil garbo e lestezza; e passando Amore davanti al castello scoccava all'alto le sue freccie, e Interesse vi lanciava le sue palle dorate. Finalmente dopo lunga danza Interesse cavò di tasca un borsone, fatto della pelle di un gatto d'Angora, e che parea pieno di danari e gettandolo contro al castello coll'urto ne sconnesse le tavole, le quali caddero perciò, e restò la donzella scoperta del tutto e senza difesa. Le si accostò Interesse colle figure della sua fazione, e mettendole al collo una gran catena d'oro, fecero vista di prenderla, di assoggettarla e d'incatenarla: il che veduto da Amore e dai suoi confederati si mossero come per volere levargliela. Ogni azione seguiva al suono di tamburini, ballando e facendo danze regolari. Mossero in fine i Satiri rappacificati, e con somma velocità ricomposero le tavole del castello, la donzella vi si rinserrò di nuovo, e con questo ebbe fine la danza con grande universale contento.
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