Dimandò don Chisciotte ad una delle ninfe chi fosse stato di quella danza il compositore. Ella gli rispose che fu un benefiziato del suo paese, il quale aveva singolar talento per siffatte invenzioni.
- Sarei per iscommettere, soggiunse don Chisciotte, che questo tal baccelliere o beneficiato porta maggiore affezione a Camaccio che a Basilio, e che dee avere più del satirico che del comico. Egli vi ha innestato con bell'artifizio le virtù di Basilio e le ricchezze di Camaccio.»
Sancio Pancia, che stava ad ascoltare ogni cosa, disse:
- Prendo le parti della ricchezza, e sto con Camaccio.
- In sostanza, disse don Chisciotte, tu fai conoscere, Sancio, che sei un villano, e di quelli che dicono: viva chi vince.
- Sarò quello che si vuole, rispose Sancio, ma intanto io so che dalle pignatte di Basilio non caverò mai spuma tanto saporita come quella che ho cavata da quelle di Camaccio:» e indicando una caldaia piena di paperi e di galline, e togliendone fuori una, cominciò a mandarla giù nello stomaco con bella disinvoltura assaporandola, e borbottando così:
- Alla barba della virtù di Basilio, ché tanto vali quanto tieni, e tanto tieni quanto vali: due schiatte sole vi sono al mondo, diceva mia nonna, e sono l'avere e il non avere; ed ella si atteneva all'avere: ed al dì d'oggi, signor don Chisciotte mio, prima si tocca il polso alla fortuna e poi alla sapienza: un asino d'oro pare meglio di un cavallo con bardatura: sì, torno a dirlo, io sto con Camaccio che ha pignatte piene di schiume di paperi, di galline, di lepri e di conigli, mentre m'immagino che quelle di Basilio non conterranno altro che brodo magro.
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