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      Come Sancio vide la bella sposa disse:
      - Corpo di bacco, che non è mica vestita da contadina, ma da palazziera raffazzonata! In fé di Dio, che a quanto io discerno, in vece di frange ha dei bei coralli, ed in luogo di palmette verdi di Cuenca, porta velluto di trenta peli: e quella guarnizione è forse di strisce di tela bianca? oibò ch'è propriamente di raso! E dove lasciamo le mani? altro che essere fornite di anella di ghiavazza! vorrei morire se non sono anella d'oro, e molto bene d'oro e intrecciate di perle bianche come giuncata, che ognuna di loro dee valere un occhio della testa. Oh cospetto! che capelli! se non sono posticci posso giurare di non averne veduto mai né di più lunghi, né di più belli, né di più biondi. Che diremo della sua bella vita e del suo portamento? mi pare proprio una palma che si muove carica di ciocche di datteri; e tali sono gli ornamenti che le pendono dai capelli e dalla gola: in somma giuro sull'anima mia ch'è una giovanotta di tanto merito che potrebbe andar per i banchi di Fiandra
      Queste rustiche lodi di Sancio mossero a riso don Chisciotte, cui dalla sua signora Dulcinea del Toboso in fuori, parve che quella ragazza fosse sopra ogni altra bellissima.
      Era Chilteria pallidetta, e ciò sarà stato per causa della faticosa notte che sogliono spendere le spose in riabbellirsi per lo vegnente dì nuziale. Andava ella accostandosi ad un teatro posto da un canto del prato, tutto adorno di tappeti e di frondi, dove seguire doveva lo sposalizio, e di dove gli astanti avrebbero potuto goder delle danze e feste apprestate.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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