- Ed io per tua sposa, replicò Chilteria, o che tu viva per lunghi anni o che ti strappino dalle mie braccia per darti al sepolcro.
- Fa un gran ciarlare quel moribondo, disse allora Sancio Pancia: sarebbe meglio che lasciasse andar l'amore, e che pensasse all'anima sua, mentre, secondo il mio poco giudizio, la tiene piuttosto colla lingua che coi denti.»
Impalmati dunque com'erano Basilio e Chilteria, il pievano intenerito e commosso li benedisse, e impetrò pace dal Cielo all'anima del novello sposo.
Ricevuta ch'egli ebbe appena la benedizione, con presta leggerezza saltò in piedi, e con disinvoltura non prima vista si trasse la lancia alla quale servia di guaina il suo corpo.
Restarono attoniti i circostanti tutti, e alcuni di essi più semplici che curiosi, gridarono: «Miracolo, Miracolo!»
Ma Basilio soggiunse: - No miracolo, miracolo, ma industria, industria.»
Il pievano fuor di sé, e trasecolato accorse a tastare la ferita con ambe le mani, e trovò che il coltello non avea già perforate la carne e le costole di Basilio, ma che tutto era opera di una canna che riempita di sangue avea molto bene accomodata, preparando il sangue (ciò che da poi si seppe) in modo che non si congelasse.
Allora sì che il pievano, Camaccio e gli astanti si tennero per beffati e derisi. La sposa non mostrò che le dispiacesse la burla; ed avendo udito dire che non era punto valido alcun matrimonio fatto con fraude, disse che di nuovo lo confermava, ciò che fece credere che l'avvenimento fosse seguito di consenso e d'intelligenza di ambedue.
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