Camaccio e i suoi aderenti ad altro non pensarono che alla vendetta, e sguainando le loro spade si fecero ad assaltare Basilio, in cui favore altrettante se ne trassero fuori. Don Chisciotte allora montò a cavallo, si mise dinanzi a tutti, e si fece far largo con la sua lancia sul braccio e ben coperto del proprio scudo. Sancio, cui giammai andarono a sangue tali bravate, si ritirò accanto alle pignatte, dalle quali tolta avea la gratissima schiuma, pensando che dovesse, quasi sacro, essere rispettato quel luogo.
Ora don Chisciotte sclamò:
- Fermatevi, signori, fermatevi: non è giusto che prendiate vendetta dei torti che ci fa amore; considerate che l'amore e la guerra sono una cosa stessa, e che come è lecito di usar inganni e strattagemmi per vincere il nemico, al modo stesso sono permessi nelle contese e competenze amorose gli intrighi e gli affascinamenti per conseguire il bramato fine, quando però non tornino a disprezzo e a disonore dell'oggetto che si ama. Chilteria era di Basilio e Basilio di Chilteria mercé una giusta e favorevole disposizione del Cielo: Camaccio è ricco, e potrà a suo talento avere quei che gli piaccia come e quando egli voglia: Basilio non ha che quest'agnelletta, e nessuno gliel'ha a togliere per poderoso che sia; ché ciò che Dio congiunge l'uomo non separa; e chi si accingesse a tentarlo avrebbe da passare prima la punta di questa spada.»
Nel proferir questi detti la brandì con sì grande forza e destrezza che terrore infuse in tutti quelli che nol conoscevano: e oltre di che sì intensamente l'artifizio di Chilteria restò fitto nel cuore di Camaccio che la cancellò sul momento dalla sua memoria.
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