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Sancio sentiva tutto questo, e diceva tra sé:
- Questo mio padrone, quando io parlo di cose di midollo e di sostanza, suol dirmi che potrei prendere un pulpito in mano e andar predicando bei sermoni per lo mondo; ma io dico di lui che quando comincia a infilzare sentenze e a dare consigli, non solo può prendere un pulpito in mano, ma due per ogni dito, e andarsene per le piazze predicando quello che gli viene alla bocca: venga il malanno a questo cavaliere errante che sa tante cose: io credeva, per l'anima mia, che non fosse valente se non che negli affari della cavalleria, ma non c'è cosa che non la pizzichi, ed in cui non sappia dire la sua.
Andava Sancio tai parole tra sé borbottando, e intanto il suo padrone che se n'era accorto, gli disse:
- Che brontoli tu, Sancio?
- Io non dico niente né brontolo, rispose Sancio, ma andava unicamente dicendo tra me che avrei voluto sentire quello che disse poco fa vossignoria prima che avessi preso moglie, perché direi forse adesso: il bue sciolto bene si leva.
- Tanto malvagia, o Sancio, disse don Chisciotte, è la tua Teresa?
- Non è molto cattiva, rispose Sancio, ma neppure è troppo buona, o almanco non lo è come io vorrei.
- Non fai bene, soggiunse don Chisciotte, a dir male di tua moglie, che in sostanza è la madre dei tuoi figliuoli.
- Noi siamo pagati, rispose Sancio, perché ella ancora dice male di me quando va in collera, e specialmente quando la gelosia le dà martello; ché allora neanche Satanasso la può sopportare.»
Erano già passati tre giorni da che don Chisciotte e lo scudiere dimoravano cogli sposi, dai quali furono serviti e trattati come principi.
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