Così farò anch'io e protesto di non posar mai e di scorrere le sette parti del mondo con esattezza maggiore della usata dall'infante don Pietro di Portogallo, e ciò fino al punto in cui mi sarà riuscito di trarla d'incanto. Tutto questo e più ancora è vossignoria in obbligo di fare per la mia padrona, mi disse la donzella; e presisi i quattro reali, in luogo di lasciarmi con una riverenza fece una capriola con cui balzò in aria per due braccia e volò via.
- Buon Dio! buon Dio! sclamò Sancio, è egli dunque possibile che sienvi tali cose al mondo di là, e che abbiano tanta forza gl'incantatori e gl'incantesimi da condurre il mio padrone a perdere affatto il giudizio e a dare in sì spropositate pazzie? Ah signore, signore, io la prego e la scongiuro di stare meglio sopra se stesso, e di tornare in sé per lo suo proprio decoro, e di non credere a tante balordaggini che le hanno affatto guasto e scemo il cervello.
- Tu parli, o Sancio, a tal modo, disse don Chisciotte, perché mi ami, e perché non hai sperienza degli affari del mondo: tutte le cose che si presentano a te come difficili, ti sembrano impossibili, ma tempo verrà, come ti ho già detto, che t'informerò delle maraviglie da me viste laggiù, ed esse ti condurranno a prestar fede a quelle che ti ho raccontato, la cui verità non può ammettere replica od opposizione.»
CAPITOLO XXIV
SI RACCONTANO MILLE CHIAPPOLERIE TANTO APPARTENENTI QUANTO NECESSARIE A BEN INTENDERE QUESTA GRANDE ISTORIA.
Colui che tradusse questa grande istoria dall'originale in cui fu scritta dal primo suo autore Cide Hamet Ben-Engeli, dichiara che pervenuto al capitolo della ventura della grotta di Montésino, trovò scritte al margine, di mano dello stesso Cide Hamete, le seguenti parole:
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Pietro Portogallo Dio Dio Sancio Sancio Chisciotte Cide Hamet Ben-Engeli Montésino Cide Hamete
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