Dovevano essere passati quindici giorni da che l'asino mancava, quando standosene sulla piazza detto giudice, un altro giudice dello stesso paese, gli disse:
- Datemi la mancia, compare, ché il vostro asino si è ritrovato.
- Ve la darò, e buona, compare, l'altro rispose; ma a buon conto vorrei prima sapere ove fu ritrovato.
- Io lo vidi, soggiunse l'altro, in questa mattina sul monte che aggiravasi per la selva senza bardella o altro arnese, e così assottigliato che moveva pietà a guardarlo: gli passai dinanzi per fermarlo e ricondurvelo, ma si è fatto tanto selvatico ed intrattabile, che quando gli giunsi addosso si diede a fuggire, e si nascose nel più folto del bosco: ora se vi piace che ci rechiamo tutti e due a cercarlo, lasciate prima che rimeni a casa questa mia asinella, e io vi sarò compagno nel viaggio. - Ne avrò gran piacere, disse quello dell'asino, e mi studierò di compensarvi di eguale mercede. Con tutte queste circostanze, e uguale in tutto a questo mio racconto, è quanto depongono tutti coloro che sono informati della verità del fatto. In sostanza i due giudici, marciando a piedi a poco a poco giunsero alla montagna, ed arrivati al sito dove credevano di trovar l'asino, nol rinvennero punto, né per diligenza che si facesse si poté mai vedere in tutti quei contorni. Poiché dunque non si trovava, quel giudice che avealo veduto disse all'altro: - Badate a me, compare, che mi è venuto in testa un modo d'imbatterci infallantemente in questo animale, quand'anche si fosse cacciato nelle viscere della terra non che in quelle della selva; ed il modo è questo: io so ragliare a perfezione, e se voi ancora ne sapete un poco vi do la cosa per bella e fatta.
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