Io conosco una signora la quale domandò ad uno di questi cabalisti, quali e quanti e di qual pelo sarebbero stati i cagnolini che avrebbe partorito una sua cagnuola. Il cabalista, dopo avere alzata la figura, rispose che darebbe alla luce tre cagnolini, verde l'uno, l'altro incarnato e l'altro mischio. Quello che successe fu, che dopo due giorni la cagnuola morì per lo troppo mangiare, e il signor cabalista dalle figure restò in terra; però addio riputazione di gran giudiziario, e finì come tutti o la più gran parte di questi ciarlatani.
- Per altro, disse Sancio, vorrei che vossignoria dimandasse a questo maestro don Pietro alcun che degli affari della grotta di Montésino; perché quanto a me (sia con sopportazione di vossignoria), mi ostino a credere che tutto sia stato intigro o bugia o cose per lo manco da lei sognate.
- Tutto potrebbe essere, rispose don Chisciotte; ed io farò quello che tu mi consigli, quantunque mi resti nel proporre queste tali dimande un tantino di scrupolo.»
Stando in questi discorsi venne maestro Pietro a dimandare di don Chisciotte, e a dirgli che già il casotto era apparecchiato, e che sua signoria andasse a vederlo, che vi era pregio dell'opera. Don Chisciotte gli comunicò i suoi pensamenti, e lo pregò che interpellasse subito il suo scimiotto per sapere se certe cose avvenutegli nella grotta di Montésino fossero state vere o sognate, mentre a lui pareva che pizzicassero dell'uno o dell'altro. Maestro Pietro, senza rispondere sillaba andò per lo scimiotto, e condottolo davanti a don Chisciotte ed a Sancio, disse:
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