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      - Attento, signore scimiotto, che questo cavaliere brama sapere se certe cose che gli accaddero nella grotta, detta di Montésino, sieno state false o vere: e fattogli il consueto segno, lo scimiotto gli balzò sulla spalla sinistra, e parlandogli, come pareva all'orecchio, disse subito maestro Pietro:
      - Lo scimiotto dice che parte delle cose vedute e successe nella grotta sono state false e parte verisimili; e che questo è quello che sa, e niente più risponde intorno a questa dimanda. Dice ancora che se vossignoria vuol sapere di più, nel venerdì venturo risponderà ad ogni dimanda, ma per adesso gli manca la virtù, e non gli può tornare sino a venerdì per quanto ha detto.
      - Io aveva bene ragione, soggiunse allora Sancio, di non mandare giù le grosse bugie che vossignoria raccontava dell'accadutole nella grotta, e di non crederle vere nemmeno per la metà.
      - Agli effetti ci rivedremo, Sancio mio, rispose don Chisciotte, che il tempo è lo scopritore di tutte le cose, né alcuna resta che presto o tardi non esca fuori alla luce del sole, per quanto stiasi rinchiusa nelle viscere della terra: ma ciò basti per ora, e andiamo a veder il casotto del buon maestro Pietro, che io penso che debba avere qualche cosa di nuovo.
      - Come qualche cosa? rispose maestro Pietro: sessantamila ne comprende questo mio casotto ed assicuro la signoria vostra, mio signor don Chisciotte, ch'è uno dei più curiosi soggetti che abbia il mondo. Ma operibus credite et non verbis; e mano all'opera, che si fa tardi, e abbiamo da fare e da dire e da mostrare assai.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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