- Così è per lo appunto, disse don Chisciotte; ma insino ad ora io non so di avere nulla del vostro, o maestro Pietro.
- Come no? e chi altri fu eccetto che la forza invincibile del vostro possente braccio che infranse, annichilò e sparse su questo nudo e sterile terreno queste reliquie? e di chi erano que' corpi se non miei? e con che mi procacciava io il vivere, se non con essi?
- Conviene pure ch'io mi persuada, disse don Chisciotte a questo passo, di quello che molte altre volte ho pensato, ed è che gli incantatori che mi perseguitano, altro non fanno che mettermi dinanzi agli occhi le figure come sono realmente, e poi me le cambiano in un attimo trasformandole in altre di loro capriccio. Signori che mi udite, con tutta verità e realtà vi protesto che quanto è qua successo mi parve che fosse realmente così, che Melisendra fosse Melisendra, don Gaifero Gaifero, Marsilio Marsilio e Carlomagno Carlomagno; e per questo si suscitò in me la collera che vedeste: e per eseguire il dovere di cavalier errante volli soccorrere i fuggitivi. Con questo solo lodevole divisamento mi sono condotto a fare quello che foste testimoni: che se la cosa è riuscita al rovescio non è mia la colpa, ma sibbene dei maligni dai quali sono perseguitato. Dopo tutto ciò di un errore mio, quantunque non prodotto da malizia, voglio portarne io stesso la pena; e dica maestro Pietro ciò che egli vuole delle figure fracassate, mentre io mi offro a pagargliele tosto in buona e corrente moneta castigliana.» S'inchinò allora maestro Pietro, dicendogli: - Meno non mi attendeva dalla inaudita bontà del valoroso don Chisciotte della Mancia, vero soccorritore e protettore di tutti i miserabili e bisognosi vagabondi, ed il signor oste con il gran Sancio qua presenti saranno i mezzani e quelli che fra la signoria vostra e me decreteranno la somma che possono importare le mie sconquassate figure.
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