- Quando io serviva, rispose Sancio, don Tommaso Carrasco, il padre del baccelliere Sansone Carrasco molto ben conosciuto da vossignoria, io guadagnava due ducati al mese, oltre agli alimenti; ma con la signoria vostra non dico quello che io posso guadagnare, benché sappia bene che maggior fatica è quella dello scudiere di un cavaliere errante che quella di chi serve un contadino. Ed infatti noi quando serviamo ai contadini, per quanto lavoriamo nel giorno, e per mal che ci vada, abbiamo (a farla magra) alla sera una buona pignatta che bolle, e dormiamo nel nostro letto: cosa che non ho potuto fare da poi che servo vossignoria. Io non ho avuto bene che in quel poco di tempo che siamo dimorati in casa di don Diego de Miranda: e il mio gaudeamus è stato colla schiuma che ho cavata dalle pignatte di Camaccio, e il mangiare, bere e dormire in casa di Basilio; ma in ogni altro tempo ho dormito sopra la nuda terra, a cielo scoperto, soggetto a quelle che chiamano incremenze del cielo, sostentandomi con qualche scheggia di formaggio e con qualche tozzo di pane, e bevendo acqua ora di ruscello ora di fontana, quale s'incontra per queste catapecchie dove noi ci cacciamo.
- Non so negare, o Sancio, disse don Chisciotte, ch'egli è verissimo tutto quello che tu dici. E quanto pare a te ch'io debba darti più di quello che ti pagava Tommaso Carrasco?
- Io mi contenterei, disse Sancio, di due reali di più che vossignoria aggiungesse per ogni mese, e questo in quanto al salario delle mie fatiche; ma in quanto al soddisfarmi della parola e promessa fattami dalla signoria vostra di darmi il governo d'un'isola, sarebbe atto di giustizia che si aumentassero sei altri reali, che in tutto sarebbero trenta.
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