- Se così è, rispose Sancio, e vossignoria vuol dare ad ogni tratto in questi, non so se si chiamano spropositi, altro non occorre che fare a suo modo ed abbassare la testa, attenendosi al proverbio che dice: fa quello che ti comanda il padrone, e mettiti a sedere a tavola con esso lui. Per altro, a scarico di mia coscienza, voglio avvertire la signoria vostra che a me pare che questa barca qui non sia di quelle incantate, ma piuttosto di qualche pescatore di questo fiume, dove si pigliano le lacce migliori e più squisite.»
Pronunciava Sancio queste parole nell'atto che stava legando le bestie, le quali abbandonava alla protezione ed alla difesa degl'incantatori, con suo grandissimo dolore e dispetto. Don Chisciotte gli disse che non si pigliasse fastidio dell'abbandono delle bestie, mentre colui che le guidò per tanto rimoti e longinqui paesi, avrebbe pensiere di sostenerle.
- Non intendo questa parole longinqui disse Sancio, né la ho più udita da che uscii dal corpo di mia madre.
- Longinqui, rispose don Chisciotte, vuol dire lontani; né mi maraviglio che tu non intenda, per non esser tu obbligato a saper di latino, né ad essere letterato, né essendo tu di quelli che presumendo di sapere, sono affatto ignoranti.
- Le bestie sono legate, replicò Sancio, ed ora che abbiamo a fare?
- Che? rispose don Chisciotte, segnarci e andarcene; voglio dire imbarcarci, e tagliar la fune a cui questa barca è raccomandata.»
In ciò dire vi saltò dentro; Sancio, che lo seguitò, tagliò il funicello, e la barca andava lentamente scostandosi dalla riva.
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