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      Sancio Pancia si pose in ginocchione, pregando a mani giunte il cielo affinché lo facesse uscir libero da sì evidente e sì terribile precipizio: e ciò seguì per l'industria e prestezza dei mulinari che opponendo i loro bastoni alla barca riuscirono a fermarla. Non fu per altro possibile d'impedire che la barca non traboccasse, sicché don Chisciotte e Sancio andarono capovolti nell'acqua: ma nessun male avvenne a don Chisciotte, perché sapeva nuotare come un'oca, ad onta che il peso dell'arme due volte lo avesse portato al fondo. Contuttociò se non fosse stato per l'opera dei mugnai, che gettaronsi nel fiume e li trassero fuori di peso tutti e due, ben si sarebbe potuto dire: Qui fu Troia. Posto che ebbero piè a terra, più molli che morti di sete, Sancio, ginocchiatosi di bel nuovo e colle mani giunte e cogli occhi fitti al cielo, pregò Dio con lunga e devota orazione che quindi innanzi lo liberasse dagli arditi desideri e dalle temerarie imprese del suo padrone. Giunsero in questo i pescatori, padroni della barca già fracassata dalle ruote dei mulini, e vedendola tutta in pezzi, andarono alla volta di Sancio per ispogliarlo e ad esigere da don Chisciotte che gliela pagasse. Questi con gran sussiego e come se nulla gli fosse avvenuto, disse ai mugnai e pescatori che pagherebbe la barca di buonissima voglia, a condizione che dessero la libertà, e senza guarentigia, alla persona o alle persone che in quel castello stavano oppresse.
      - Di quali persone o di qual castello parli tu, uomo senza giudizio? disse uno di quei mugnai.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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