Presente a tutto questo era Sancio attonito e colla bocca aperta in vedere di quale alto onore andava il suo padrone fregiato per cortesia di quei principi; ed osservando i molti complimenti e prieghi che passarono fra il duca e don Chisciotte per farlo stare a capo di tavola si fece a dire:
- Se mi permettono le signorie loro io racconterò una cosa accaduta nel mio paese in proposito delle preferenze di posto.»
Non avea egli dette appena queste parole che tremò don Chisciotte, immaginandosi che avrebbe dato in alcuna delle sue scappate. Sancio lo guardò, lo intese, e soggiunse:
- La signoria vostra non dubiti ch'io sia per trasgredire ai suoi comandi, oppure ch'io non dica cosa che non venga a pelo, ché non mi son mica dimenticato dei consigli che poco fa vossignoria mi ha dati intorno al parlare molto o poco, bene o male.
- Sancio caro io non mi ricordo di nulla, rispose don Chisciotte; narra ciò che vuoi purché te ne sbrighi.
- Quello che voglio dire, soggiunse Sancio, è tanto vero che non mi darà una mentita il mio signor don Chisciotte ch'è qua presente.
- Quanto a me, replicò questi, non ismentirò quel che tu dica, ma guarda bene a quello che tu dici.
- Ho tanto guardato e riguardato, rispose Sancio, che sono sicuro di non proferire cosa che possa esser contradetta, e l'effetto lo farà vedere.
- Sarebbe migliore avviso, disse allora don Chisciotte rivolto al duca e alla duchessa, che le grandezze vostre facessero scostar di qua questo balordo, il quale potrebbe prorompere in mille scimunitaggini.
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