Diremo noi che sia un retto procedere lo entrare all'impazzata nelle case altrui a governare i padroni, e poi per aver data quella misera educazione che può darsi ad un pupillo, colle viste di un basso e vile interesse, e senza aver veduto di tutto il modo più che venti o trenta leghe, alzar cattedra arrogantemente per dar leggi alla cavalleria e per giudicare dei cavalieri erranti? Sarebbe per ventura inutile assunto o tempo male impiegato quello che si consuma in vagare per il mondo, non già cercando le delizie che dare potrebbe, ma sì bene le asprezze, per mezzo delle quali si alzano i buoni al seggio dell'immortalità? Se mi tenessero per insensato, i cavalieri, i potenti, i generosi, quelli di alti natali, io lo avrei per irreparabile affronto; ma nulla io valuto l'essere tale considerato dai saccenti che mai non calcarono i sentieri della cavalleria. Cavaliere son io, e cavaliere morrò, se piaccia all'Altissimo. Vanno taluni per gli spaziosi campi della superba ambizione, altri per quelli dell'adulazione bassa e servile, altri per quelli della ingannevole ipocrisia, e pochi per quelli della vera carità: ed io, guidato dalla mia stella, batto l'angusto calle della errante cavalleria, pel cui esercizio ho in ispregio le ricchezze e tengo nel massimo conto l'onore. Ho vendicato ingiurie, ho drizzato torti, punito temerità, vinto giganti, abbattute fantasime; sono innamorato, ma non altro se non perch'è giuocoforza di esserlo ai cavalieri erranti, ed essendolo, non entro nel novero degl'innamorati viziosi, ma dei platonici continenti: sono poi diretti sempre a buon fine i miei divisamenti, che l'altrui bene hanno in veduta, né pregiudicano alcuno.
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Altissimo Cavaliere
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