Non sapete voi che egli è eletto governatore?»
Cui rispose il guattero barbiere:
- Questo signorino si rifiuta di lasciarsi lavare com'è l'usanza, e come si lava il duca nostro padrone e il suo signor don Chisciotte.
- Non è che io non voglia, rispose Sancio tutto stizzito, lasciarmi lavare, purché si faccia con asciugatoi più puliti, con ranno più chiaro, con mani non così sucide; giacché non corre tra me e il mio padrone tanta differenza, che debba egli essere lavato con acqua d'angeli ed io con la liscivia del diavolo. Le usanze dei paesi e dei palagi dei principi in tanto sono buone in quanto che non riescono moleste; ma il costume dei lavacri, che qua si usa, è peggiore di quello dei fratelli disciplinanti. La mia barba è quanto basta decente, io non ho bisogno di questi refrigerî, e chi si cimenterà a toccarmi un pelo, parlando col dovuto rispetto, avrà un pugno così sodo che gli resterà incastrato nel capo; ché tali cerimonie e insaponamenti hanno più ciera di burle che di accoglienze ospitali.»
Era la duchessa per iscoppiare dalle risa, vedendo la stizza e sentendo le parole di Sancio, ma non piacea gran fatto a don Chisciotte di vederlo sì maltrattato con uno sciugatoio tanto sudicio e con tanti provvisionati di cucina all'intorno.
Egli fece profondo inchino ai duchi, quasicché domandasse loro licenza di parlare, e poi con tono di gravità disse a quella marmaglia:
- Olà, signori gentiluomini, si scostino le signorie loro da questo giovinotto, e tornino per dove sono venuti o per altra parte, se così loro piace, ché il mio scudiere è pulito quanto ogni altro, e queste loro scodelle non sono cose da lui.
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Chisciotte Sancio Sancio Chisciotte
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