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      Colgano il consiglio mio, lo lascino andare, che né egli né io siamo indolenti delle burle.»
      Sancio gli cavò allora la parola di bocca e continuò a dire:
      - Venite, se vi dà il cuore, a tentar l'orso, e vedrete di che io son capace: portate qua un pettine o altra cosa, e visitate la mia barba, e se non sarà netta e pulita, io mi contento di essere tosato sino alla radice.»
      Senza lasciar di ridere, soggiunse la duchessa:
      - Sancio Pancia ha ragione in tutto quello che dice, e l'avrà in tutto quello che sarà per dire. Egli è bello e netto, e come asserisce, non ha bisogno di altri lavamenti; e se non gli gradisce la costumanza nostra, pensici egli e tanto più che voi, ministri di pulitezza, avete operato con lentore e con trascuraggine, per non dir con ardire, recando a siffatto personaggio e a siffatta barba, in luogo di bacino e mescirobe di oro puro e sciugatoi alla damaschina, tanti trogoli di legno e stracci da credenza: siete voi tristi e malnati, né potete fare a meno come malandrini, di covare odio contro gli scudieri di cavalieri erranti.»
      Gli allegri e beffatori servi, lo scalco ancora, che era con loro, credettero che la duchessa parlasse da vero, e perciò levarono lo straccio di dosso a Sancio, e tutti confusi e quasi svergognati se ne partirono.
      Vedutosi Sancio libero da quello, a parer suo, sommo pericolo, si pose ginocchioni davanti alla duchessa e le disse:
      - Da cospicue dame cospicue grazie si aspettano; questa che oggi mi impartì la grandezza vostra non può essere da me pagata con manco che con desiderare di vedermi armato da cavaliere errante per occuparmi in tutto il corso della mia vita al servigio di sì alta signora.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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