- Tutto questo può essere, disse Sancio Pancia, ed ora crederò pure ciò che raccontò il padrone delle cose da lui vedute nella grotta di Montésino, dove disse che vide la signora Dulcinea del Toboso nei medesimi arnesi e vestiti che raccontasi di averla veduta io quando la incontrai per solo mio piacere, sicché ogni cosa dev'essere a rovescio, come dice la vostra altezzeria. E per dir il vero come mai potevasi presumere che il mio poco ingegno fabbricasse in un momento tutto quell'imbroglio? E poi il mio padrone non è tanto pazzo che con la debole e scarsa opinione che ha di me, avesse a credere cose che sono tanto fuori di buon termine; ma non per questo ha la dabbenaggine di vostra signoria da tenermi per uomo malevole; perché non è obbligato uno scempiato meschinello come io sono, a trapanare le idee e le malizie dei furbi incantatori. Io ho ordita quella cabala perché mi premeva sottrarmi dalle bravate del mio signor don Chisciotte, né il feci già con intenzione di offenderlo: che se la cosa è andata a rovescio, Dio è in cielo, ed egli giudica i nostri cuori.
- Questo è vero, soggiunse la duchessa: ma dicami ora Sancio: che cosa è questo avvenimento della grotta di Montésino? avrei gran piacere di essere informata.»
Sancio Pancia le narrò allora per disteso ciò che si è già detto intorno a tal avventura: lo che udito, la duchessa soggiunse:
- Da questo successo si può cavare la conseguenza, che essendo la contadina veduta dal gran don Chisciotte quella medesima che vide Sancio nell'uscire dal Toboso, fosse Dulcinea, senza dubbio, e che gl'incantatori girino per queste contrade con indicibile lestezza, e procurino di sapere tutte quelle cose che vanno succedendo.
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