- Se foste il demonio come vi annunziate, soggiunse il duca, e come indica la vostra figura, avreste già conosciuto questo tale cavaliere don Chisciotte della Mancia poiché lo avete davanti.
- Giuro a Dio e in coscienza mia, rispose il demonio, che non ci poneva mente, perché ho i pensieri distratti in tante cose ch'erami sviato dalla principale per cui son venuto.
- Questo demonio, disse Sancio, debb'essere senza dubbio uomo dabbene e buon cristiano, mentre se nol fosse non giurerebbe a Dio e nella sua coscienza, e bisogna dire che anche all'inferno vi sia della buona gente.»
Il demonio senza smontare voltossi a don Chisciotte, e gli disse:
- A te, cavaliere dai Leoni (che possa io vederti tra i loro artigli), m'invia lo sventurato ma valoroso cavaliere Montésino comandandomi che io ti dica da parte sua che tu debba attenderlo nel luogo dove sarai da lui ritrovato, perché seco si trae quella che viene chiamata Dulcinea del Toboso. Io tengo ordine di somministrarti ciò che fia d'uopo per trarla d'incanto; e per non avere altro oggetto la venuta mia, né più lunga potendo essere qui la mia dimora, restino intanto teco i demoni miei compagni e gli angeli buoni con le altre persone qua presenti.»
Detto questo suonò lo smisurato corno, voltò le spalle e sparì senz'attender risposta da chicchessia.
Non è da dire se si fosse rinnovata in tutti la maraviglia, e in don Chisciotte e Sancio particolarmente: in Sancio vedendo che a dispetto della verità voleasi pure che Dulcinea fosse incantata: in don Chisciotte non sapendo accertarsi se fosse o no vero ciò ch'eragli avvenuto nella grotta di Montésino.
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