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      Merlino allora soggiunse:
      - No, non ha ad essere così, perché le frustate debbono essere ricevute dal buon Sancio volontariamente e giammai per forza, e nel tempo che più gli tornerà a grado, che non gli si prescrive termine fisso: gli resti anzi concesso che volendo ridurre alla metà il travaglio di questa flagellazione, possa lasciarsela affibbiare per mano altrui, purché la mano sia pesante.
      - Né per mano altrui, né per propria, né pesante, né da pesare, replicò Sancio, e nessuno mi toccherà. Sono forse stato io che ho partorito la signora Dulcinea, perché il male che hanno fatto i suoi occhi abbia ad essere pagato dal mio corpo? Questo è debito del mio padrone, questa è parte sua, a lui tocca, a lui, che ad ogni passo la chiama vita mia, anima mia, mio sostegno, mia sicurezza. Egli si faccia frustare per lei, e faccia quanto è necessario affinché si disincanti; ma che io frusti me? abernunzio.»
      Non avea appena terminato Sancio di dire queste parole, che rizzatasi in piè l'argentata ninfa che stava accanto allo spirito di Merlino, e toltosi il sottil velo dal viso, si lasciò a tutti vedere, tale che parve più che mezzanamente bella e di grazia piuttosto virile. Con voce non molto donnesca, rivolgendo il discorso direttamente a Sancio, gli disse:
      - O malavventurato scudiere! animalaccio, cuore di sughero, viscere di macigno, di acciaio! Se ti fosse comandato, o ladrone, o prepotente, di gittarti dall'alto al basso di una torre; se si esigesse da te, nemico dell'uman genere! che avessi ad ingoiarti una dozzina di rospi, due ramarri e tre serpenti; se ti avessero persuaso di ammazzare tua moglie e i tuoi figli con truculenta ed acuta scimitarra, non sarìa maraviglia che ti mostrassi schifo e restìo; ma reca bene sorpresa e sdegno e terrore al pietoso animo di chi ti ascolta e di quanti vivranno dopo di noi, l'udire che tu muovi difficoltà, e ti dai gran pensiero di tremila e trecento frustate, mentre non vi ha bambino di dottrina, per furfantello che sia, che in ogni mese non ne pigli altrettante!


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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