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      Dopo queste insinuazioni, Sancio si rivolse a Merlino, e così lo interrogò:
      - Mi dica la signoria vostra, signor don Merlino, quando è venuto qua il diavolo corriere, e fece al mio padrone l'ambasciata del signor Montésino, ordinandogli da parte sua che lo attendesse in questo sito, disse che sarebbe venuto egli stesso a ordinar quanto occorreva per disincantare la signora Dulcinea del Toboso, ma sino ad ora non si è veduto né Montésino, né niente che lo somigli.
      Merlino gli rispose:
      - Il diavolo, amico Sancio, è un ignorantone ed un grandissimo furbo. L'ho mandato io stesso in traccia del vostro padrone non con l'imbasciata di Montésino, ma a nome mio, perché Montésino sta sempre nella sua grotta, credendo vicino, o a meglio dire, aspettando il suo disincanto, né altro gli resta tuttavia che la coda da scorticare. Se qualche cosa vi dee consegnare, o voi avete di che trattare con lui, io nel trarrò fuori, e lo farò arrivare dove più vi piaccia, ma per adesso finite di dare il sì di questa disciplina, e credetemi che ridonderà a grande vostro giovamento, tanto per l'anima, atteso l'atto caritatevole che siete per eseguire, quando pel corpo, perché io so che siete di complessione sanguigna e non potrà recarvi nocumento il levarvi un poco di sangue.
      - Gl'incantatori sono forse anche medici? replicò Sancio. Orsù, giacché tutti vanno ribattendo il chiodo sebbene non vi concorra la mia volontà, dirò che sarò contento di darmi le tremila e trecento frustate, a condizione per altro che me le darò come e quando mi verrà voglia, senza che mi sia segnalato limite nei giorni e nel tempo.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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