Io procurerò d'uscir del debito il più presto che per me si potrà, affinché goda il mondo della bellezza e vaghezza della grande signora donna Dulcinea del Toboso, che per quello che s'è veduto, tuttoché io ne pensassi diversamente, ella è bellissima. Io voglio poi un altro patto, ed è che io non posso essere obbligato a disciplinarmi a sangue, e che se mi darò qualche frustata per cacciare via le mosche, mi si dovrà porre a conto: item che se sbagliassi nel numero il signor Merlino, che sa tutte le cose, ha da aver cura di contare le frustate e di dirmi o quante ne manchino o quante ne avanzino.
- Dell'avanzo non occorrerà avvisare, disse Merlino, mentre compito il prescritto numero, seguirà d'improvviso il disincanto della signora Dulcinea, la quale, mossa da gratitudine, si recherà in traccia del buon Sancio a ringraziarlo ed anche a premiarlo per la eccellente opera che avrà compita. E perciò non occorrono scrupoli sull'avanzo, ma stare attenti al mancamento, che non ingannerò mai alcuno al mondo, se bene si trattasse d'un pelo della testa.
- Ebbene alle mani disse Sancio: io consento al mio malanno, e voglio dire che accetto la penitenza colle condizioni sopraccennate.»
Non aveva appena Sancio terminato di proferire queste ultime parole, che tornossi a sentire suoni di pifferi e di tamburi e a sparar infiniti archibugi, e don Chisciotte abbandonatosi al collo del suo scudiere, lo baciò mille volte in fronte e nelle guancie. La duchessa, il duca ed i circostanti tutti diedero segno di avere provato sommo contento: il carro riprese il cammino, e la vezzosa Dulcinea, passando, inchinò la testa dinanzi ai duchi e fece a Sancio una profonda riverenza.
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