- Delle mani, diss'egli.
- Quest'è, soggiunse la duchessa, piuttosto un darsi palmate che frustate, ed io sono di avviso che il savio Merlino non si contenterà di tanta piacevolezza, e sarà mestieri che il buon Sancio usi di qualche disciplina fatta di stelle di ferro, o di altro genere che squarci un poco le carni; poiché nel comando ci entra il sangue, né si deve mettere a vile prezzo la libertà di una tanto alta signora quanto è Dulcinea del Toboso.»
Al che Sancio rispose:
- La vostra grandezza mi appresterà qualche disciplina o verga conveniente, ed io mi batterò con esse, a condizione però che non ne abbia a sentire troppo dolore; perché sappia che quantunque io sia nato in villa, ho le carni morbide come la bambagia, né sono fatte di giunco marino; e poi non sarà conveniente che io faccia male a me per far bene ad altri.
- Alla buon'ora, rispose la duchessa, vi darò dimani una disciplina che metterà la cosa ai termini di giustizia, e si adatterà alla tenerezza delle vostre carni, come se fossero proprie sorelle.»
Soggiunse Sancio:
- Sappia vostra altezza, signora mia cara, che io ho scritto una lettera a mia moglie Teresa Pancia, con la quale la rendo consapevole di tutto quello che mi è successo da quando io la ho lasciata; e l'ho qua in seno, che altro non vi manca che di farle la soprascritta: ora bramerei che la vostra discrezione la leggesse, perché mi pare che sia alla governatoresca, e voglio dire come debbono scrivere i governatori.
- E chi ne fece la dettatura? dimandò la duchessa.
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