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Cui Sancio rispose:
- In quanto all'essere, o signora, la mia bontà tanto lunga e tanto grande quanto la barba del vostro scudiere, questo a niente monta, anche se alla barba aggiungeste le basette e le ciocchette, ché qua si bada a vivere e non a tener conto delle barbe; ma senza tale adulazione io pregherò il mio padrone (il quale so che mi porta amore e molto più adesso che per un certo negozio ha bisogno di me) che dia favore e soccorso alla signoria vostra in quanto sa e può: ora sventri pure vossignoria le sue disgrazie, e le racconti, e lasci fare, che fra noi d'accordo ce la intenderemo.»
Scoppiavano i duchi dalle risa per questo dialogo, siccome quelli che ordita avevano la ventura, e davano lode fra loro all'acutezza e dissimulazione della Trifaldi, la quale sedutasi di nuovo, disse:
- Del famoso regno di Candaia, che giace fra la gran Trapobana e il mare del sud, due leghe oltre il Capo Comorino, fu signora la regina donna Magunzia: vedova del re Arciperone suo signore e consorte, dal cui matrimonio si procreò la infanta Antonomasia erede del regno, la quale infanta Antonomasia fu allevata e crebbe sotto la mia tutela e dottrina per essere io l'anziana e la principale matrona della sua genitrice. Avvenne dunque che col progresso del tempo la fanciulletta Antonomasia arrivò alla età di quattordici anni, bella, di sì gran perfezione, che di più non poteva la natura innalzarla; e se si trattasse della discrezione, potremmo noi dire che fosse commisurata alla età sua? Era ella così discreta, come vezzosa e la più bella del mondo, e lo è tuttavia quando però gl'invidiosi destini e le parche inesorabili reciso non abbiano lo stame della sua vita.
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