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      Che diremo poi quando promettono la fenice di Arabia, la corona del Sole, le perle del Sud, l'oro del Pattolo, il balsamo di Pancaia? Qua è dove distendono più la penna, poco loro costando promettere ciò ch'è parto unicamente della fantasia, né si può adempire in alcun tempo! Ma dove trapasso io mai! Oh me disgraziata! quale follia o quale frenesia mi porta a raccontare i mancamenti altrui, avendo tanto di che dire dei miei! Lo ripeterò, ahi sfortunatissima di me, ahi sventurata? ché non fui già sedotta dai versi, ma dalla mia inesperienza e semplicità. Non m'intenerirono le serenate, ma sì bene la mia leggerezza e la mia crassa ignoranza apersero la via, e sbarattarono il sentiero a don Claviscio, ché il nome è quello del perfido cavaliere. Si riseppe che coll'opera mia una e più volte passò nella stanza della mia signora, la quale tanto fu presa di lui, che non ostante la disuguaglianza del grado, promise di averlo a marito; e senza informare i parenti se ne fece la scritta, e si conchiuse la cosa per modo che più non potea disfarsi, e nemmeno tenersi occulta. Il vicario che per buone ragioni credette di benedire quelle nozze, volendo sottrar Antonomasia al primo impeto di quello sdegno che dovean sentire i parenti quando avessero notizia dell'avvenuto, la fece rifugiare nella casa del servidore di un birro, persona molto onorata.»
      A questo passo disse Sancio:
      - Anche in Candaia vi sono birri, con servidori e poeti e seghidiglie? Sempre più mi persuado che tutto il mondo è un paese; ma vossignoria, signora Trifaldi, la finisca, ch'è tardi, e non veggo l'ora di sapere come si è determinata questa scandalosa istoria.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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