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      «L'inclito cavaliere don Chisciotte della Mancia pose fine compiutamente, col solo tentarla, alla ventura della contessa Trifaldi, chiamata con altro nome la matrona Dolorida. Malambruno si dà per contento e soddisfatto nella pienezza dei suoi desiderî: le barbe delle matrone restano rase, lisce e monde; i re don Claviscio e Antonomasia nel pristino loro stato; ed allorché abbia compimento il vapulo scuderile, vedrassi la bianca colomba libera dai pestiferi girifalchi che la perseguitano, e poserà tra le braccia del suo diletto addormentatore. Comanda il savio Merlino, proto-incantatore degl'incantatori.»
      Lette ch'ebbe don Chisciotte le parole della pergamena, chiaramente comprese che parlavano del disincanto di Dulcinea, e rendendo allora mille grazie al cielo, che concesso gli avesse di dar compimento con sì poco periglio ad impresa di tanta importanza, col rendere al primiero colore e carnagione le facce delle venerande matrone, ch'erano di già sparite, recossi dove stavansene simulatamente svenuti il duca e la duchessa, e presa la mano del duca, gli disse:
      - Allegramente, signor mio, coraggio, coraggio, mio buon amico; che tutto è niente; compita è già la ventura, senza pregiudizio d'alcuno, come chiaramente si conosce dallo scritto ch'è in questo cartello.»
      Il duca a poco per volta, e come chi da profondo sonno si desta, cominciò a tornare in sé, e lo stesso fu della duchessa e di quanti altri stavano in quel giardino sdraiati, e con tali apparenze di maraviglia e di spavento, che poteva quasi credersi che fosse loro avvenuto davvero, ciò che seppero colorire con sì destra finzione.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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