Proseguì pertanto don Chisciotte nella seguente maniera:
- Passando a trattare di ciò che si appartiene al governo della tua persona e della tua casa, quello che ti raccomando, o Sancio, prima di tutto si è che tu ti serbi mondo e pulito, e ti tagli le ugne, non lasciandole crescere, come fanno alcuni così ignoranti da credere che le ugne lunghe abbelliscano le mani; quasi che quell'escremento e quell'aggionta che lasciano di tagliare fosse ugna, quando invece è branca di chieppa o artiglio di lucertola. Guardati dunque da questa sozza usanza.
Non andare, o Sancio, scinto o scammanato; ché colui ch'è male in assetto della persona, dà indizio di animo basso, quando bene la compostezza non degeneri in buffoneria, come si giudicò di quella di Giulio Cesare.
Esamina accuratamente quanto può rendere il tuo offizio: e se esso comporta che tu dia livrea ai tuoi servidori, eleggila modesta ed utile piuttosto che vistosa e bizzarra; o meglio scompartiscila tra i servi e i poveri, vale a dire che se hai da vestire sei paggi, vestine tre soli, e tre poveri: così allestirai paggi per la terra e pel cielo: dai vanagloriosi non è mai bene inteso questo vero modo di dare livree.
Non mangiar agli o cipolle affinché non si scopra dall'odore la tua contadinanza, cammina adagio e parla riposatamente, non però in modo che sembri che tu accarezzi le tue parole: ogni affettazione è pessima.
Sia il tuo desinare parco, e più parca ancora la tua cena: la sanità di tutto il corpo si compone nell'officina dello stomaco.
| |
Chisciotte Sancio Sancio Giulio Cesare Chisciotte
|