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      Povero è bene colui, ripeto, che dall'onore è fatto pauroso, e teme che pur una lega da lungi se gli scuoprano e osservino i tacconi delle scarpe, il sudore del cappello, il tessuto del ferraiuolo, e la fame che lo tormenta!»
      Tutte queste considerazioni si offrirono alla memoria di don Chisciotte quando si sciolsero le maglie della calzetta, ma si racconsolò poi vedendo che Sancio gli aveva lasciato certi stivali da viaggio, che egli divisò di calzare nel dì seguente. Andò finalmente a letto pieno di pensieri e di amarezze, sì per l'assenza di Sancio come per la irreparabile disgrazia delle calzette, le cui maglie avrebbe eziandio rassettate se avesse potuto con seta di altro colore; ch'è uno dei maggiori indizi di miseria che un idalgo ed una persona bennata possa dare nel corso della costante sua povertà. Spense la candela, ma pel gran caldo non poteva dormire. Alzossi dal letto, aperse un cotal poco una finestra che riusciva sopra delizioso giardino, e nell'aprirla conobbe ed udì che vi era gente la quale ragionava. Si mise ad ascoltare con attenzione, e quelli che stavano abbasso alzarono la voce tanto che egli poté udire il seguente discorso:
      - Non insistere, Emerenzia, perché io canti, mentre ti è noto che dal primo istante in cui il forestiere entrò in questo castello, e lo mirarono gli occhi miei, io non so più cantare ma solamente piangere: e tanto più che il sonno della mia padrona è leggiero anzi che no, né vorrei che ci sorprendesse qua per tutto l'oro del mondo. Oltre di che s'ella in preda al sonno non si destasse, a vuoto riescirebbe il mio canto se dorme, e non si desta a sentirlo il novello Enea ch'è arrivato alle mie regioni per lasciarmi schernita.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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