- Volete altro, buon uomo? - replicò Sancio.
- Altra cosa bramerei, ma non mi arrisico a domandarla; pure la dirò, che finalmente non mi si ha da marcire nello stomaco, attacchisi o non si attacchi. Io dico dunque che vorrei che vossignoria mi desse trecento o seicento ducati per aiuto della dote del mio baccelliere; li domando perché possa aprire casa da sua posta, e in questo modo non istare soggetto alle impertinenze dei suoceri.
- Guardate se altro vi occorre, disse Sancio, né restate a dirlo né per rossore né per vergogna.
- Io non ho certamente altro, rispose il contadino.» Non aveva proferite appena queste parole che rizzatosi il governatore die' di piglio alla sedia su cui stava seduto, e disse:
- Giuro a Dio, villano zotico e impertinente, che se non ti levi di qua e non ti ascondi dalla mia presenza, ti spacco la testa con questa sedia che ho in mano. Furfantone, pittore di quanti diavoli sono all'inferno, e ti dà l'animo di venire a quest'ora a dimandarmi seicento ducati? e dove vuoi tu che io li abbia, pezzo di animale? e quand'anche li avessi, per qual titolo ho io a darli a te, o golponaccio? che importa a me di Miguel-Turra e di tutta la razza dei Perlerini? Levati di qua, replicò, o ch'io per la vita del duca mio signore, metto in esecuzione quello che ho detto. Tu non sei certamente nativo di Miguel-Turra, ma sì bene qualche furbo di prima classe mandato qua dall'inferno per tentarmi. Non è appena un giorno e mezzo ch'io sono governatore, e come vuoi, mal cristiano, che io abbia ammassati seicento ducati?
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