- Lo credo bene, rispose Sancio: e sarebbero una mano d'ignoranti se pensassero ed operassero diversamente: ripeto che abbiasi cura del mio sostentamento e di quello del mio leardo, ch'è ciò che più m'importa e fa più al caso mio; e se adesso è l'ora a proposito andiamo a rondare: giacché è mia intenzione di tener monda quest'isola da ogni genere di sozzure e di gente vagabonda, scioperata ed oziosa. Voglio che sappiate, amici miei, che la gente raminga o infingarda è nelle repubbliche come le cattive api negli alveari, che mangiano il miele lavorato dalle pecchie industriose. Io poi nel mio governo voglio aiutare i contadini, mantener intatti ai cittadini i loro privilegi, premiare i virtuosi, rispettare la religione, onorare i suoi ministri. Che vi pare, o amici di questi miei proponimenti? Se sono buoni, credete voi che gitterò la lisciva e il sapone?
- Vossignoria parla con tanto criterio, disse il maggiordomo, che pare impossibile che da un uomo che non sa leggere né scrivere possano scappar fuori sentenze e avvertimenti sì diversi da ciò che si aspettavano quelli che ci hanno mandato qua, e noi altri che ci siamo venuti. Ogni dì si vedono cose nuove nel mondo; le burle si convertono in verità, gl'ingannatori si trovano ingannati.»
Giunse la notte, ed il governatore cenò con licenza del signor dottore Rezio. Allestita poi ogni cosa per la visita dell'isola, uscì egli accompagnato dal maggiordomo, dal segretario, dallo scalco e dall'istorico che aveva la cura di registrare tutte le sue gesta.
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Sancio Rezio
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