- Oh sei grazioso! e' ti piace di fare il buffone: va bene: e dove andavi adesso?
- A pigliare un po' d'aria fresca, o signore.
- E dove si piglia in quest'isola?
- Dove soffia.
- Bravo, mio giovinotto: tu rispondi molto a proposito, e si vede che sei giudizioso: fa dunque conto adesso che io sia l'aria che ti soffia in poppa, e però t'incammino e mando alla prigione. Pigliatelo olà, e menatelo via, poiché intendo che in questa notte dorma in luogo che non abbia aria fresca.
- Oh corpo di... tanto potrà vossignoria farmi dormire in prigione come farmi re.
- E perché non ti potrò io far dormire in prigione? non è forse in arbitrio mio il prenderti e liberarti come e quando mi piace?
- Per quanto si estenda il suo potere, ella non sarà mai da tanto da farmi dormire in prigione.
- E come no? menatevelo subito, disse Sancio agli sgherri; e vedremo se io dico da vero o no: e se mai il bargello volesse con costui usare di qualche liberalità per suo interesse, e lo lasciasse fare un passo solo fuori della carcere, pagherà duemila ducati di multa.
- Tutto questo è da ridere disse il giovinotto: il fatto sta che non mi faranno dormire in prigione quanti uomini oggidì vivono al mondo.
- Dimmi, demonio, disse Sancio, hai tu forse qualche angelo che te ne cavi e che possa toglierti quelle catene che fo conto di metterti ai piedi?
- Signor governatore, rispose subito il giovane con molto buon garbo, mi ascolti, e veniamo al punto; concediamo che la signoria vostra mi faccia condurre in prigione, e che quivi m'incatenino dalla testa ai piedi, e che mi mettano in un carcere sotterraneo, e che sia minacciato il bargello dei più severi gastighi se mi lascia escire fuora e che egli serve fedelmente al comando: ma, domando io, se non ho volontà di dormire, e se mi piace di stare svegliato tutta la notte senza mai chiudere occhio, potrà vossignoria con tutto il suo gran potere fermi dormire?
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Sancio Sancio
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