Vedete qua, che questa signora, duchessa com'è, mi chiama amica e mi tratta come se fossi una sua uguale; ma io con tutto il cuore vorrei vederla uguale in altezza al più alto campanile che sia nella Mancia. In quanto poi alle ghiande, signor mio, ne manderò alla sua signora un quartaccio e tanto grosse che le potrà mostrare a tutti per maraviglia. Sancetta resta qua a far accoglienza a questo illustrissimo; conduci poi il suo cavallo dove ha da stare: va per delle uova nella stalla, taglia presciutto all'ingrosso, e diamogli a mangiare come se fosse un principe, perché le buone nuove che ci ha portato e quel buon viso che egli ha, meritano tutto: io corro intanto alle mie vicine per dar loro nuova della nostra allegrezza, e vado dal curato e dal maestro Nicolò barbiere, che sono e sono stati sempre buoni amici di tuo padre.
- Lasciate fare a me che mi porterò bene, madre mia, rispose Sancetta; ma ricordatevi che dovete darmi la metà di questi coralli, perché non credo che la signora duchessa sarà stata tanto balorda da mandarli tutti per voi.
- Tutto è per te, figliuola, rispose Teresa, ma lasciamela portare al collo per alquanti dì, che pare proprio che mi si allarghi il cuore.
- Vossignorie si rallegreranno di più, disse il paggio, allorché vedranno il fagotto che sta in questo portamantello, e che è un vestito di panno sopraffinissimo che il governatore don Sancio portò un giorno solo alla caccia, e questo lo manda tutto intero per uso della signora Sancetta.
- Oh che possa vivere mille anni, soggiunse questa, ed altrettanti chi me lo porta, ed anche duemila se occorre.
| |
Mancia Nicolò Sancetta Teresa Sancio Sancetta Sancetta
|