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      - Questo è vero, disse il paggio, perché il signor governatore Sancio ad ogni poco ne vuota un sacco, e quantunque pochi cadano a proposito, contuttociò dànno gusto, e la mia signora duchessa e il mio signor duca ne dicono molto bene, e li celebrano quando li sentono.
      - Ma come mai, disse allora il baccelliere, può vossignoria insistere nel farci credere che Sancio sia diventato governatore, e che vi sia una duchessa al mondo che gli mandi doni e che gli scriva? Noi altri tuttoché tocchiamo con mano questi regali ed abbiamo vedute queste lettere, non ci prestiamo però fede, e pensiamo che questa sia una delle solite stravaganze di don Chisciotte nostro compatriota, il quale tiene che tutto segua per incantamento.
      - Signori, altro non so di me, rispose il paggio, se non che io sono imbasciatore davvero, e che il signor Sancio Pancia è governatore effettivo, e che i miei signori duca e duchessa possono conferire ed hanno conferito il tale governo, e che intesi dire che il signor Sancio Pancia si porta valentissimamente; se in tutto questo vi sia incantesimo o no, la disputino fra loro signori; che io, per la vita dei miei genitori che sono vivi e che amo assai, non ne so altro.
      - Potrà essere ogni cosa, replicò il baccelliere; ma dubitat Augustinus.
      - Dubiti chi ne vuole, rispose il paggio; verità è quanto ho esposto, e la verità dee andare sopra la bugia, come l'olio sopra l'acqua; e quando che no, operibus credite et non verbis: e se vuole venire con me qualcuno di lor signori, vedranno coi loro occhi quello che non credono coi loro orecchi.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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