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      Si appartò la duchessa per essere informata dal paggio dell'avvenutogli nel paese di Sancio, ed egli fece il più minuto racconto senza omettere niuna circostanza. Consegnò le ghiande e di più una forma di cacio che Teresa gli aveva dato, assai buono, e da giudicarsi migliore del marzolino e del parmigiano. La duchessa lo ricevette con grandissimo contento, in cui la lasceremo per raccontare il fine ch'ebbe il governo del gran Sancio Pancia, fiore e specchio di tutti gl'isolani governatori.
      CAPITOLO LIII
     
      DEL TRAVAGLIOSO FINE CH'EBBE IL GOVERNO DI SANCIO PANCIA.
     
      Credere che in questa umana vita debbano le cose durar sempre ad un modo, gli è un immaginare l'impossibile: mentre vediamo che tutto va alternandosi senza pose. Succede la state alla primavera, l'autunno alla state, il verno all'autunno, ed al verno la primavera: e così torna a girare il tempo con questa ruota continua, e la nostra vita sola scorre presto presto al suo fine, senza speranza di rinnovarsi se non nell'altra, che non ha limiti ed è eterna. Così si esprime Cide Hamete, filosofo maomettano; poi il conoscere la leggerezza e la instabilità di questa vita mortale, e la durazione della eterna, che si spera, è inteso da molti anche senza i lumi della fede, mediante la sola ragione naturale. Il nostro autore pronunziò così grave sentenza, riflettendo alla prestezza con che finì, si consumò, si disfece e dileguossi come ombra e fumo il governo di Sancio.
      Stava egli la settima notte dei giorni del suo governo a letto, non satollo né di pane né di vino, e soltanto di proferire giudizi, di dar pareri e di fare statuti o prammatiche; ed il sonno a dispetto della fame cominciava a fargli chiudere le palpebre, quando sentì straordinario rumore di campane e di schiamazzi, che propriamente pareva che tutta l'isola avesse a sprofondarsi.


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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