Assai volentieri accettarono, e dissero: - Guelte; guelte.
- Non intendo, disse Sancio, che cosa voi mi dimandiate, o buona gente.»
Uno di essi allora cavò una borsa dal seno, e la mostrò a Sancio; il quale venne così a comprendere che gli chiedeano danari: ond'è che mettendosi il dito grosso alla gola, e distendendo la mano su loro fece capire che non aveva un maledetto maravedis al suo comando, e dato di sprone al leardo passò avanti. Essendo stato da uno dei pellegrini guardato con molta attenzione, corse questi alla volta sua, e raggiuntolo, lo abbracciò a dirittura, e con alta voce in castigliano gli disse:
- Oh poffare il mondo! che è questo ch'io veggo? È egli possibile che io stringa fra le mie braccia il dolce mio amico, il mio buon vicino Sancio Pancia? Ah sì che lo stringo, ed egli è desso: che io già non dormo, né sono ubbriaco.»
Fece Sancio le maraviglie nel sentirsi chiamare a nome e nel vedersi abbracciare dal pellegrino straniero, e dopo averlo guardato ben bene senza mai proferire parola, non gli venne punto fatto di riconoscerlo. Il pellegrino, per toglierlo dalla sospensione in cui lo vedeva, gli disse:
- Come? E crederò io Sancio, fratel mio, che tu non ravvisi il tuo vicino Ricotte, il moresco che teneva bottega nel tuo paese?»
Lo guardò allora Sancio con maggiore attenzione, e finalmente lo riconobbe appuntino. Senza nemmeno smontare dal giumento, gli gittò le braccia al collo, e gli disse:
- Chi diavolo t'aveva a riconoscere, mio caro Ricotte, con quest'abito da mattaccino che porti? che cosa t'hai posto indosso? dimmi, di grazia: e chi ti ha fatto Franciotto? e come hai tanto coraggio di tornare in Ispagna, dove se ti scoprono, e ti acchiappano, mala ventura ti aspetta?
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