Soli Ricotte e Sancio si tennero all'erta, avendo bensì mangiato di più, ma bevuto di meno degli altri; e Ricotte conducendo Sancio da parte, si mise con lui a sedere a pié di una quercia, lasciando gli altri pellegrini sepolti in dolcissimo sonno.
Ricotte, senza inciampar mai nel suo dialetto moresco, ma usando della pura lingua castigliana, così si fece a parlare:
- Tu sai bene, Sancio, vicino ed amico mio, come il bando fatto pubblicare da sua Maestà contro quelli della mia nazione mise in noi tutti il più grande terrore e raccapriccio. Io per lo manco ne fui colto a modo, che prima ancora del termine accordatoci per uscire di Spagna, sembravami già eseguito il rigore della pena sopra di me e sopra de' miei figliuoli. Determinai allora con prudente consiglio al parer mio (a guisa di colui che sa di essere cacciato dalla casa dove soggiorna, e si provvede di altra da collocarvisi), determinai, ripeto, di partire dal paese solo e senza la mia famiglia, e di andar a cercare dove poterla condurre con comodità e senza la fretta che ebbero gli altri miei paesani. Vidi benissimo, e tutti i vecchi della mia nazione videro pure, che quei bandi non erano già sole minaccie, ma leggi da dover essere ad un tempo determinato eseguite. E tanto più me ne persuasi: conoscendo gli stolti pensieri che avevano i nostri: pei quali giudicai che una ispirazione divina avesse mossa sua Maestà a tanta determinazione. Non già che fossimo tutti colpevoli (che alcuno v'era fermo e vero cristiano), ma perché il maggior numero essendo tale, sicché non gli si poteano contrapporre i buoni, veniva ad essere cosa prudente il non allevarsi la serpe in seno col tenersi troppi nemici in casa.
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