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      Rivoltosi a Sancio gli disse:
      - La libertà, o Sancio, è uno dei doni più preziosi dal cielo concesso agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non le si possono agguagliare: e per la libertà, come per l'onore, si può avventurare la vita, quando per lo contrario la schiavitù è il peggior male che possa arrivare agli uomini. Io dico questo, o Sancio, perché tu hai ben veduto co' tuoi occhi le delizie e l'abbondanza da noi godute nel castello or or lasciato; eppure ti assicuro che in mezzo a que' sontuosi banchetti e a quelle bevande gelate, sembravami di essere nello strettoio della fame. Io non gustava di alcuna cosa con quella soddisfazione con cui gustata l'avrei se fosse stata mia propia, mentre l'obbligo del dovere e della retribuzione ai benefici ed alle grazie ricevute sono altrettanti legami che non lasciano campeggiare l'animo libero. Beato colui cui ha dato il cielo un tozzo di pane senz'altro obbligo fuor quello di essergli grato.
      - Per altro, rispose Sancio, con tutto quello che vossignoria ha detto, mi pare che non sia bene che restino mal graditi dugento scudi in oro che mi regalò in un borsellino il maggiordomo del duca; i quali, come cordiale confortativo, io porto applicati sul cuore per tutto quello che ci potrà occorrere, mentre non avremo sempre al nostro comando castelli dove ci siano usate tante carezze; ed è probabile che ci troviamo talvolta in qualche osteria che ci costerà salata.
      Tra questi ed altri discorsi, andavano seguitando il loro cammino cavaliere e scudiero, quando, dopo avere corso più di una lega, videro che sopra l'erba di un praticello stavano sdraiati nei loro mantelli e quietamente mangiando, dodici uomini vestiti da contadini:


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Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





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