Pagina (1165/1298)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Questa considerazione mi allega i denti, m'instupidisce i mascellari, mi intirizzisce la destra e mi toglie in tutto e per tutto la volontà di mangiare; di maniera che penso di lasciarmi morire di fame, morte più crudele di ogni altra morte. - S'è così, disse Sancio sempre masticando a furia, vossignoria approverà quel proverbio che dice: corpo satollo anima consolata; io poi non penso di darmi la morte da me medesimo, che anzi vo' immaginando di fare come il ciabattino, che stira il cuoio coi denti, né ristà se nol vede al segno che vuole: e fo conto di tirare innanzi mangiando finché arrivi quel termine che il Cielo mi avrà segnato. Si persuada, signor mio, che non si dà pazzia più grande di quella di volersi disperare; e faccia a mio modo, mangi qualche cosa, e poi si metta a dormire sopra i verdi materassi di queste erbe, e vedrà che allo svegliarsi si sentirà rinvigorito lo spirito.» Così fece don Chisciotte, parendogli che le parole di Sancio, fossero più da filosofo che da mentecatto; e gli disse: - Se tu, o Sancio, far volessi per amor mio quello che ora ti dirò, sarebbe più certo il mio alleviamento, e meno sarebbero gravi gli affanni miei. Io ti supplico che mentre dormo per obbedire ai tuoi consigli, tu ti allontani un poco di qua e colle redini di Ronzinante, spogliandoti ignudo, tu ti dia tre o quattrocento scudisciate a conto delle tremila e tante delle quali sei debitore per ottenere il disincanto di Dulcinea: ché non è piccola afflizione quella di scorgere che per la tua noncuranza e per la tua negligenza stiasene incantata quella povera dama.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Sancio Cielo Chisciotte Sancio Sancio Ronzinante Dulcinea