» Egli rispose:
- Quello che realmente e veramente ho in pronto sono due zampe di bue che paiono due piedi di vitella, ovvero due piedi di vitella che paiono due zampe di bue, e sono cotte coi loro ceci, cipolle e prosciutto, e stanno dicendo: Mangiami, mangiami. - Sia dunque finita, disse Sancio: queste sieno per conto mio, e nissuno le tocchi che le pagherò meglio di ogni altro: quanto al mio gusto particolare non cerco di più e mi importerebbe anche poco se fossero piedi piuttosto che zampe. - Non vi sarà chi le tocchi, disse l'oste, che gli altri miei ospiti sono personaggi che hanno con sé e cuoco e credenza e dispensiere. - Se si tratta di personaggi, disse Sancio, nessuno è più personaggio del mio padrone, ma l'offizio che fa non gli permette di portarsi dietro né dispense, né bottiglierie; perché noi ci distendiamo in mezzo ad un prato, e ci satolliamo sì di ghiande come di nespole.»
Questa fu la conversazione di Sancio coll'oste, né Sancio volle passare avanti a rispondere ad altre domande intorno all'uffizio ed all'esercizio del suo padrone. Venne l'ora della cena, e don Chisciotte passò nella sua camera. L'oste portò la pignatta come stava, e il cavaliere si mise a cenare a suo bell'agio.
Frattanto parvegli di sentir a dire da una stanza divisa dalla sua soltanto da un muro di mezza pietra: - Per la vita di vossignoria, signor don Geronimo, che mentre ci recano la cena, vogliamo leggere un altro capitolo della seconda Parte del don Chisciotte della Mancia.» Appena che don Chisciotte sentì proferire il suo nome, rizzossi in piedi, e con gli orecchi tesi ascoltando di che si trattasse, udì che quel tale don Geronimo rispondeva: - E perché vuole, vossignoria, signor don Giovanni che leggiamo questi spropositi?
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