- E tengano anche me in questo numero, soggiunse Sancio; che forse potrò essere buono da qualche cosa.» Con questo si licenziarono e don Chisciotte e Sancio si ritirarono nella loro camera, lasciando don Giovanni e don Geronimo confusi nel pensare a quello strano miscuglio di saviezza e di pazzia ch'erano i veri caratteri di don Chisciotte e di Sancio, ben diversi da quelli descritti dall'autore aragonese. Si alzò don Chisciotte di buon mattino: e col dare replicati colpi al muro che tramezzava l'altra camera si congedò dai due ospiti. Sancio pagò l'oste con prodigalità, e lo consigliò che lodasse manco le provvisioni della sua osteria, ma che in vece la tenesse un po' meglio provvista.
CAPITOLO LIX
DI QUELLO CHE AVVENNE A DON CHISCIOTTE ANDANDO A BARCELLONA.
La mattina era fresca e dava indizio che tale sarebbe anche il giorno in cui don Chisciotte partì dall'osteria, informandosi prima quale fosse il più diritto cammino per condursi a Barcellona senza toccar Saragozza: sì grande era la sua brama di far restare mentitore quel novello istorico, il quale dicevasi che tanto lo vituperava. Ora è da sapere che per più di sei giorni non incontrò ventura degna di essere ricordata; dopo i quali, andando fuori di strada, lo sorprese la notte tra folte quercie e sughereti: ma già nel determinare queste cose non osserva come nelle altre Cide Hamete l'usata puntualità. Smontarono padrone e servitore, e sdraiati sui tronchi degli alberi, Sancio, che aveva bene merendato in quel giorno, si abbandonò subito al sonno.
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