- Disse Claudia a Rocco che volata sarebbe a rinserrarsi in un monastero dov'era badessa una sua zia, e dove aveva bisogno di terminare gl'infelici suoi giorni, procurando di rendersi non indegna di uno sposo migliore ed eterno. Lodò Rocco questo proposito, si offerse di accompagnarla dove volesse e di difenderla dal genitore di Vincenzo, dai parenti e da chiunque fosse per recarle offesa; ma Claudia non lo volle a suo compagno, e ringraziandolo il meno che potè, in mezzo ad un mare di pianto si licenziò e partì. I servi di Vincenzo trasportarono via il cadavere, Rocco ritornò ai suoi fidi, e così ebbe fine l'innamoramento di Claudia Geromina: né molto è da stupirne, essendo state le rigorose e invincibili forze della gelosia quelle che condussero la trama di questa compassionevole istoria.
Ritornato Rocco Ghinart nel luogo di prima, trovò i suoi scudieri e don Chisciotte con essi, il quale salito già sul suo Ronzinante, stava eccitandoli ad abbandonare un tenore di vita pericoloso e all'anima e alle persone: ma essendo la più parte gente guascona, zotica e sregolata, non persuadevasi molto dei suoi sermoni. Rocco domandò a Sancio se gli fossero state restituite le masserizie e le gioie che i suoi avevano derubate dal leardo. Rispose che sì, eccettuate tre cuffie che valevano tre città. - Che dici tu, galantuomo? soggiunse uno di quegli scudieri: io le ho qua, e non valgono tre reali. - E così è, disse don Chisciotte: ma il mio scudiere le tiene in sì alto pregio per considerazione della persona onde vengono.
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