» Cavato poi di saccoccia quanto occorreva per iscrivere, Rocco diede loro in pergamena un salvocondotto per i capi delle sue squadre. Licenziatosi da tutta questa gente la lasciò andare libera e attonita della nobiltà del suo operare, della sua bella disposizione e della sua strana liberalità, riputandolo più un Alessandro Magno che un ladrone. Disse uno degli scudieri in sua lingua guascona o catalana: - Questo nostro capitano sarebbe meglio frate che bandito: ma se da ora in avanti vuol fare l'uomo liberale, lo faccia col suo, e non già col nostro.» Non parlò quello sventurato sì piano che Rocco non lo avesse inteso, e cacciata fuori la spada, gli spaccò la testa quasi in due parti, dicendo: - Punisco in tal modo i linguacciuti ed i temerari.»
N'ebbero gli altri spavento, e nessuno osò aggiungere parola: sì grande era l'ubbidienza che gli portavano.
Si appartò Rocco, e scrisse una lettera ad un suo amico di Barcellona, partecipandogli che aveva seco il famoso don Chisciotte della Mancia, quel cavaliere errante di cui tante cose erano sparse, e facendogli sapere che era il più grazioso ed assennato uomo del mondo, e che dopo quattro giorni, ricorrendo la solennità di san Giovanni Battista, glielo condurrebbe in mezzo alla piazza della città, armato di tutto punto, sopra il cavallo detto Ronzinante, con Sancio scudiere montato sopra il suo asino: che di ciò desse contezza ai Niarri suoi amici, affinché ne pigliassero diletto, non volendo che ne godessero punto i Cadegli suoi avversari, quantunque conoscesse essere impossibile quasi l'ottenere questo, perché le pazzie e discrezioni di don Chisciotte e le graziosità del suo scudiere Sancio Pancia non avrebbero potuto fare a meno di non divertire il mondo intero.
| |
Rocco Alessandro Magno Rocco Rocco Barcellona Chisciotte Mancia Giovanni Battista Ronzinante Sancio Niarri Cadegli Chisciotte Sancio Pancia Disse
|