Pagina (1192/1298)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non tardò molto a scoprire la faccia dai balconi dell'Oriente la bianca Aurora, l'erbe rallegrando ed i fiori, in vece di rallegrare gli orecchi; ma gioirono ben presto anche questi del suono dei molti pifferi, dello strepito dei tamburi, del rumore dei sonagli e d'un frastuono di voci che gridavano: «Fuora, fuora, scappa, scappa:» ed erano voci di corrieri provenienti dalla città. L'aurora diede tempo al sole che con la faccia poco più grande di una rotella andasse a poco a poco sorgendo dal più basso orizzonte, e don Chisciotte e Sancio volsero lo sguardo per ogni dove, e videro il mare fino a quel punto da essi non mai veduto, e sembrò loro spaziosissimo e lungo assai più delle lagune di Ruidera che conoscevano nella Mancia. Si presentarono ai loro sguardi le galere che trovavansi sulla rada, le quali abbassando le tende lasciavano apparire e banderuole e stendardi che tremolavano all'aria e baciavano e rompevano l'acqua; e dal di dentro di esse usciva il suono dei clarinetti, dei pifferi e delle trombe, che da vicino e da lungi risuonavano di accenti soavi e bellicosi. Cominciavano le galere a muoversi ed a fare una specie di scaramuccia per le placide acque, godendo al punto medesimo di una tal quale corrispondenza per mezzo degl'infiniti cavalieri che sopra pomposi cavalli e con isfarzo grande di livree uscivano dalla città. I soldati delle galere sparavano infiniti pezzi di artiglieria, e vi rispondevano quelli che stavan sulle muraglie e sui forti; e l'artiglieria grossa rompeva l'aere con ispaventevole fracasso, facendo tuonare nelle galere i cannoni di corsia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Oriente Aurora Chisciotte Sancio Ruidera Mancia