Il mare allegro, gioconda la terra, sereno il cielo e reso torbido unicamente dal fumo delle artiglierie, sembrava che tutto ciò infondesse un subito indicibile piacere in ogni ordine di persone. Sancio, sbalordito di tutto, non sapeva spezialmente immaginare come mai potessero avere tanti piedi quei massi che pel mare si movevano.
In tanto quelli delle livree correndo con grida moresche e barbariche, giunsero là dove trovavasi don Chisciotte tutto attonito: ed uno, ch'era stato prevenuto da Rocco Ghinart, disse a don Chisciotte con alta voce:
- Sia il ben venuto alla città nostra lo specchio, il fanale, la stella, la tramontana e la guida di tutta l'errante cavalleria che si trova al mondo: ben venuto sia, lo ripeto, il valoroso don Chisciotte della Mancia; non già il falso, il fittizio, l'apocrifo che in questi giorni da adulterate istorie ci venne mostrato, ma il veridico, il legittimo, il fedele che ci ha descritto Cide Hamete Ben-Engeli, fiore dei veri storici.»
Non rispose parola don Chisciotte, né i cavalieri aspettarono che la dicesse, ma volgendo il cammino e confondendosi cogli altri che li seguivano, cominciarono a far giravolte intorno a don Chisciotte, il quale allora, guardando Sancio, disse:
- Noi siamo stati conosciuti intimamente da cotestoro, e giuocherei quanto ho al mondo che hanno letto la nostra istoria e quella ancora dell'Aragonese poco fa stampata.»
Ritornò di nuovo il cavaliere che parlato avea a don Chisciotte, e si fece a dirgli:
«Venga con noi la signoria vostra, signor don Chisciotte, venga in nostra compagnia, che noi siamo suoi servidori, come siamo grandi amici di Rocco Ghinart.
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