- Che titolo ha?» dimandò don Chisciotte. L'autore allora soggiunse; - Signore, il libro in italiano si chiama Le bagattelle, ch'è come se in castigliano dicessimo Los Juguetes: e quantunque sia libro umile nel suo titolo, rinserra in sé molte cose ottime ed importanti. - Conosco, disse don Chisciotte, un cotal poco la lingua italiana, e mi pregio di cantare qualche stanza dell'Ariosto: ma signor mio, voglia favorirmi di dirmi (e non pensi che la mia dimanda sia diretta a scandagliare il suo ingegno) per mera mia curiosità; ha ella trovato mai che nel suo originale si nomini pignatta? - Spesse volte, rispose l'autore. - E come, disse don Chisciotte, traduce ella in castigliano questo vocabolo? - Come vuol ella, rispose l'autore, che io lo traduca, se non dicendo holla? - Poffar Bacco! soggiunse don Chisciotte, vossignoria è molto infarinato nella lingua italiana! Scommetterei che dove in italiano è detto piace, vossignoria traduce plaze in castigliano; e dove dice più ella traduce mas, e il su lo dichiara coll'arriba e il giù coll'abbascio. - Appunto così, rispose, perché queste sono le proprie voci corrispondenti - Va benissimo, disse don Chisciotte, ma giurerei che vossignoria non è ben rimeritato dal mondo, nemico sempre di premiare i fioriti ingegni e le fatiche più commendevoli. Oh quanti uomini di vaglia che vivono nell'oscurità! quante virtù dispregiate e vilipese! Contuttociò a me pare che il tradurre da una in altra lingua, purché non intendasi delle regine delle lingue, la greca e la latina, egli è come un guardar al rovescio i tappeti di Fiandra, dove, sebbene si distinguano le figure, sono però sempre piene di fila che le imbrattano, e non si scorgono così appariscenti come nel loro diritto.
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