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Ascoltata questa confessione, quello dalla Bianca Luna voltò la briglia, e abbassando il capo verso il viceré, rientrò a mezzo galoppo nella città. Ordinò il principe a don Antonio che in ogni maniera tentasse di sapere chi costui fosse. Rizzarono poi don Chisciotte, gli scopersero la faccia, e lo trovarono scolorito e trasudato. Ronzinante non si poteva muovere, per essere stato troppo malconcio, e Sancio troppo sconsolato ed afflitto, non sapeva più né che dire, né che fare.
Vedeva il suo signore abbattuto, vinto, obbligato a non prendere le armi per un anno, e tutto questo sembravagli un sogno o tutta macchina d'incantesimi. Stava considerando che rimaneva oscurata tutta la luce di gloria per tante imprese, disfatte, come si disfa il fumo dal vento, e svanite per conseguenza tutte le sue speranze: temeva infine che Ronzinante non avesse a restare per sempre storpiato, e storpiato o no, restavagli ognora il dubbio se il suo padrone potesse raddirizzarsi dopo quel colpo. Finalmente sopra una seggetta a mano fatta venire dal viceré, portarono don Chisciotte in città, né lo abbandonò il viceré stesso, sempre desideroso di sapere chi fosse quel cavaliere dalla Bianca Luna che aveva ridotto a sì mal partito il cavaliere dalla Trista Figura, il cavaliere dai Leoni, il famosissimo don Chisciotte della Mancia.
CAPITOLO LXIV
SI VIENE A SAPERE CHI FOSSE IL CAVALIERE DALLA BIANCA LUNA, LIBERAZIONE DI DON GREGORIO ED ALTRI AVVENIMENTI.
Don Antonio Moreno tenne dietro al cavaliere dalla Bianca Luna, e lo seguitarono e perseguitarono molti ragazzi, finché lo videro entrare in un'osteria, nel centro della città. Don Antonio, desideroso assai di conoscerlo, si cacciò pure nell'osteria, ed intanto uno scudiere venne a disarmare l'incognito, che si rinserrò in una stanza a pian terreno.
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