- Voglialo il Cielo, disse Sancio, ed il peccato sia sordo; ché sempre ho udito dire ch'è meglio buona speranza che cattivo possedimento.»
Si trattenevano in questi discorsi, quando entrò don Antonio, dicendo con apparenza di somma contentezza: - Buone nuove, signor don Chisciotte, mentre don Gregorio, col rinnegato che andò per lui, è giunto salvo alla spiaggia: ma che dico alla spiaggia? egli si trova in casa del viceré, e lo vedremo qui a momenti.» Si rallegrò don Chisciotte un cotal poco e disse: - In verità, sto per dire che bramato avrei che avvenuto fosse il contrario, mentre ciò mi avrebbe obbligato a passare in Barberia, dove col valore del mio braccio avrei donata la libertà non pure a don Gregorio, ma ben anche a quanti schiavi ivi si trovano. Ma che dico io, miserabile di me! Non sono io il vinto? Il caduto non sono io? Non sono io quello che per un intero anno non potrò più toccare arme? Dunque, e che voglio io promettere? Di che mi vanto ora che dovrò maneggiare la rocca in luogo della spada? - Non si parli di queste cose, disse Sancio: viva la gallina per quanto abbia la pipita, che oggi per te, domani per me: e in questa materia d'incontri e di percosse non è alcuno che ne possa sapere il netto: perché colui che oggi stramazza per terra, può rizzarsi domani, quando non preferisce di starsene a letto; e voglio dire, di lasciarsi sbigottire senza pigliar nuovo animo per nuovi contrasti. Si alzi adesso vossignoria per ricevere don Gregorio, poiché mi pare che tutta la gente stia sottosopra, e debba essere già venuto in questa casa.
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