Pagina (1247/1298)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      - Che cosa sono questi alboghi? disse Sancio, ché io non li ho sentiti mai a nominare, né li ho visti mai in vita mia. - Gli alboghi, rispose don Chisciotte, sono certe piastre come di candelliere d'ottone, che dando una contro l'altra, per lo vôto e vano mandano suono se non molto grato ed armonico, almeno che non dispiace e si accorda colla rusticità della piva e del tamburino. Albogo è vocabolo moresco, come lo sono tutti quelli che nella lingua castigliana cominciano in al; per esempio: almohaza, almozar, alhambra, alguázil, alhuzema, alcuza, almazen, alcanzia, ed altri somiglianti, che debbono essere pochi più: e tre soltanto ne ha la lingua spagnuola che sono moreschi e terminano in i, e sono: borcegui, zaguizami, maravedi: le voci alheli e alfaqui, tanto dall'al onde cominciano, quanto dall'i in cui finiscono, sono conosciute per arabiche. Ti ho detto questo di passaggio e per essermelo ricordato nella occasione di nominare alboghi; e ci ha da giovare assai alla perfezione di questo esercizio l'essere io un cotal poco poeta, come tu sai, e come lo è ancora in grado eccellente il baccelliere Sansone Carrasco: del curato non fo parole, ma scommetterei ch'egli pure non debba avere i suoi merletti ed il collare da poeta, come non dubito che li avrà maestro Niccolò; perché tutti o la maggior parte dei barbieri sono poetastri o chitarristi. Io mi dorrò della lontananza; tu ti vanterai d'innamorato costante; il pastore Carrascone d'essere disprezzato, e il curato Cutacambro di quello che più gli sarà in piacere, ed in tal maniera procederà benissimo la nostra vita.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Don Chisciotte della Mancia
di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino
1888 pagine 1298

   





Sancio Chisciotte Sansone Carrasco Niccolò Carrascone Cutacambro